Bambini in ospedale: quando la fantasia sconfigge il dolore

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La piccola Sara viene portata in un palazzo enorme, sconosciuto e pieno di estranei. Viene separata dai genitori, che sebbene siano preoccupati alla fine la lasciano da sola. Si ritrova intrappolata in una grossa macchina, circondata da persone vestite in modo strano. Lei si sente impotente, si dispera, non riesce ad opporsi né a capire cosa le sta succedendo.

Dal punto di vista di un bambino, il primo impatto con un’ospedale potrebbe avere tutte le caratteristiche di un film dell’orrore. Un vissuto potenzialmente traumatico che fino a pochi decenni fa probabilmente era molto frequente. 

L’attenzione verso i bambini malati o ospedalizzati iniziò a maturare a partire dal 1948, quando James Robertson giunse dal famoso Tavistock Institute al reparto pediatrico di un ospedale londinese, per studiare gli effetti della separazione dai genitori sui bambini. Rimase subito scioccato dalle condizioni di abbandono e sofferenza in cui versavano i piccoli pazienti. Da allora, grazie ad una serie di documentari e di ricerche pioneristiche, riusci a poco a poco a far emergere la consapevolezza che l’ospedalizzazione può essere un serio fattore di rischio per lo sviluppo psichico dei bambini, soprattutto per i più piccoli (Robertson, 1973). 

Presto si capì che i piccoli pazienti necessitavano di un approccio radicalmente diverso, più attento, rispettoso e soprattutto fatto su misura per loro. Il ricovero può rappresentare un momento problematico poiché l’equilibrio del bambino e dei suoi genitori sono minacciati al contempo da un ambiente fisico e sociale sconosciuto, dalla perdita degli abituali punti di riferimento e dalla preoccupazione per la propria incolumità.

Tra gli eventi negativi collegati alla malattia e all’ospedale, l’esperienza più temuta e traumatizzante per il bambino è sicuramente il dolore. Ciononostante, per lungo tempo il monitoraggio e la gestione di questo aspetto sono rimasti a lungo ignorati e negati.

Un tempo la letteratura sul dolore del bambino era estremamente scarsa, per cui si tendeva a pensare che i più piccoli non provassero dolore con la stessa intensità degli adulti. Di conseguenza, nella pratica clinica pediatrica l’analgesia ed il trattamento del dolore avevano un ruolo molto marginale.

Oggi sappiamo che gli stimoli dolorosi sono percepiti dai bambini in modo più intenso rispetto agli adulti, e che se non vengono trattati in modo adeguato possono avere effetti negativi sullo sviluppo e sulla prognosi attuale e futura dei giovani pazienti. 

Il dolore, specialmente nel bambino, non consiste in un semplice fenomeno sensoriale, ma è un’esperienza profonda ed articolata in cui alla nocicezione si associa sempre un vissuto personale ricchissimo di emozioni.

Tra le varie componenti emotive e cognitive, la paura gioca un ruolo di primo piano: viene scatenata dal dolore ed a sua volta aumenta la sensibilità percettiva, in una spirale di condizionamento e sofferenza in cui questi due aspetti si alimentano a vicenda.

Quando si ha di fronte ad un bambino sofferente, nei reparti pediatrici come a casa, è fondamentale quindi riconoscere la paura associata al dolore e sapere come comportarsi.

A questo scopo abbiamo a disposizione varie tecniche psicologiche, specificamente elaborate per aiutare bambini sofferenti o sottoposti a varie procedure a gestire meglio il dolore e la paura.

I metodi più cognitivi cercano di deviare l’attenzione dal dolore focalizzandola in modo selettivo su stimoli differenti o incompatibili, allo scopo di inibire o rallentare il processamento delle componenti sensoriali e affettive del dolore. 

Altre tecniche, più comportamentali, agiscono invece su tutti quei fattori emozionali, comportamentali, relazionali e contestuali che interferiscono con la risposta del bambino alla percezione dolorosa. 

In ogni caso, le tecniche devono essere facilmente applicabili e non interferire con il trattamento medico a cui il paziente deve sottoporsi. Il bambino deve essere coinvolto e fatto partecipare attivamente, in modo che acquisisca un maggiore senso di controllo rispetto a quanto gli sta succedendo. I genitori e gli operatori sono a loro volta parte integrante dell’intero processo, e possono aiutare attivamente il bambino alleviando la sensazione dolorosa. 

Al di là dell’aspetto cognitivo, emotivo o comportamentale che di volta in volta può essere predominante, tutte le tecniche fanno leva sulle grandi capacità immaginative dei bambini per agire sull’attenzione e la consapevolezza, fattori chiave dell’esperienza dolorosa.

Rilassamento e respirazione

Il rilassamento è la prima condizione in grado di ridurre la paura e la percezione dolorosa, efficace sia in caso di procedure mediche sia nel dolore acuto o cronico.
Il modo più semplice e veloce per ottenere uno stato di rilassamento è utilizzare la respirazione diaframmatica, che riduce la tensione e la rigidità muscolare, aumenta l’ossigenazione e progressivamente allontana gli stati ansiosi. 
Questo tipo di tecnica però deve essere innanzitutto padroneggiato in prima persona da parte di chi la sta utilizzando, non ci si può improvvisare.

Il palloncino

Al bambino si fa mettere una mano sulla pancia, immaginando che sia un palloncino: durante l’inspirazione si fa sentire l’aria fredda che entra e gonfia il palloncino, poi durante l’espirazione l’aria calda esce ed il palloncino si sgonfia, provocando una respirazione sempre più lenta e profonda. 

La trasformazione in budino

Si fa immaginare al bambino che un mago gli abbia fatto un potente incantesimo, trasformandolo in un budino. Il bambino è divertito dall’idea della trasformazione e viene invitato a sentire e rilassare progressivamente la muscolatura, dalla cima della testa fino al collo, alle spalle, fino ad arrivare alla pancia, alle braccia, alle gambe e ai piedi.

Le bolle di sapone

Specialmente con i bambini più piccoli, un modo pratico e brillante per facilitare il rilassamento è farli giocare con le bolle di sapone. Sono un gioco amato e conosciuto da tutti i bambini, che mentre soffiano possono beneficiare dello stato di rilassamento favorito dalla respirazione e sperimentare una positiva distrazione. Durante la formazione delle bolle, sempre diverse ed in movimento, l’attenzione è catturata e spostata lontano dallo stimolo doloroso, mentre la paura lascia il posto ad emozioni di stupore e meraviglia.

La nuvola rossa

Durante l’inspirazione si fa immaginare che tutto il dolore e la paura sentiti dal bambino convergano nella pancia, riempiendola sotto la forma di una densa nuvola rossa. Durante la successiva espirazione, la pancia si sgonfia e la nuvola rossa viene buttata fuori, insieme a tutte le sensazioni spiacevoli. Già dopo pochi respiri, il bambino comincia a rilassarsi e progressivamente si accorge di essere in grado di diminuire in modo autonomo l’ansia ed il fastidio.

Distrazione

Specialmente con i più piccoli, la distrazione è un metodo semplice ma molto efficace, che si serve di oggetti familiari e rassicuranti, oppure nuovi e stimolanti, per catalizzare l’attenzione del bambino ed allontanarla dalla paura del dolore.

Giochi, musica, video, libri ed in generale qualsiasi oggetto anche personale, portato da casa, è in grado di tenere impegnato il bambino a livello sia emotivo sia cognitivo, svolgendo la duplice funzione di distogliere il focus attentivo dalla sensazione corporea e di introdurre, in un ambiente sconosciuto e potenzialmente minaccioso come l’ospedale, degli elementi quotidiani e tranquillizzanti, che lo trasportano in un contesto di gioco.

Coinvolgimento

Una particolare tipologia di distrazione consiste nel coinvolgere il bambino nelle procedure mediche, facendogli svolgere operazioni concrete come ad esempio togliere un cerotto. La concentrazione su un oggetto o un’attività specifica non soltanto lo distrae dal dolore, ma lo rende anche partecipe e responsabile della sua stessa salute, aumentando il suo senso di controllo e di autoefficacia.

Videogiochi

Una tendenza decisamente più recente ed in costante aumento è quella di utilizzare come tecniche distrattive degli strumenti tecnologici ed interattivi come computer, tablet e smartphone, fino all’ideazione di veri e propri videogiochi, specifici per determinate procedure.

Recentemente, dei ricercatori dell’Università di Washington hanno ideato un videogioco per lenire la sofferenza dei pazienti gravemente ustionati (Hoffman, Chambers et al., 2011). I soggetti, tramite un casco per la realtà virtuale, si ritrovavano immersi in un ambiente tridimensionale interattivo chiamato SnowWorld, che consiste in una caverna di ghiaccio nella quale muoversi, svolgere compiti ed affrontare sfide.

L’ambiente del videogioco rappresenta un contesto ludico altamente immersivo, multisensoriale ed interattivo, che ha tutti gli elementi per catturare e coinvolgere il bambino a livello cognitivo, comportamentale ed emotivo. 

Durante l’interazione con questo gioco, le risorse attentive e cognitive dei pazienti sono quasi completamente assorbite dal gioco, lasciando sempre meno spazio al processamento delle percezioni dolorose, che risultano dal 35% al 50% meno intense rispetto ai soggetti di controllo. 

Desensibilizzazione

La desensibilizzazione consiste nella diminuzione della sensibilità di una specifica zona del corpo, ottenuta grazie alla suggestione ed alla concentrazione mentale.
Si tratta di tecniche efficaci se si è addestrati ad utilizzarle, specialmente con i bambini più grandi, perché richiedono un po’ più di controllo e “cooperazione” da parte del soggetto.

Il guanto magico

Una tecnica classica, molto usata nel caso di iniezioni, è quella del “guanto magico”. Si presenta al bambino un guanto incantato e leggerissimo, invisibile agli occhi, che gli si fa calzare massaggiando leggermente la mano in cui verrà posizionato l’ago, così da renderla meno sensibile al dolore. Il bambino, grazie alla sinergia tra l’immaginazione e il massaggio, percepirà un lieve intorpidimento della mano, che diverrà meno sensibile. Dopo il prelievo il “guanto magico” viene tolto, per concludere la narrazione e far tornare la mano alla solita sensibilità. 

L’interruttore

Durante la tecnica dell’interruttore si focalizza l’attenzione del bambino sul proprio corpo, immaginando degli “interruttori” che controllano l’invio dei messaggi di dolore. Una volta raggiunto un buon livello di rilassamento e concentrazione, il bambino viene guidato a visualizzare un interruttore, della forma e del colore preferiti, in grado di diminuire la sensibilità al dolore in una precisa zona del corpo. Il bambino viene quindi invitato a regolare progressivamente l’interruttore, sperimentando un abbassamento della sensibilità in quella specifica zona. Dopo la procedura è fondamentale guidare il bambino a rialzare l’interruttore per riacquisire la sensibilità.

Visualizzazione

Questa tecnica è tra le più evolute e complesse, e si avvale in modo specifico della straordinaria capacità immaginativa del bambino. Richiede del personale addestrato per essere utilizzata e, dal momento che prevede un ruolo attivo del bambino, è consigliata solo a partire dai 4/5 anni. 

Dopo un iniziale fase di rilassamento, Il bambino viene guidato nella creazione e nell’esplorazione di un’immagine mentale sempre più dettagliata, che corrisponda ad un’esperienza piacevole e quindi incompatibile con la sensazione dolorosa.

Al bambino viene suggerito di immaginare una situazione ed un luogo preferiti, in cui vorrebbe trovarsi. È fondamentale istruire seguire il bambino nell’elaborazione di un’esperienza multisensoriale, in cui tutti i sensi siano coinvolti e stimolati durante l’esplorazione del luogo preferito. Si ottiene questo semplicemente chiedendo quali particolari vede il bambino, quali suoni sente, quali odori e profumi, quali sensazioni tattili e gustative sperimenta mentre immagina di toccare e assaggiare qualcosa.

La focalizzazione sui dettagli, la ricchezza dell’ambiente immaginato ed il coinvolgimento interattivo lo distolgono progressivamente dal dolore, dalla paura e dall’angoscia. 

Come scegliere la tecnica giusta?

Le tecniche a disposizione sono quindi diverse, e per scegliere la più adatta è importante valutare, oltre al nostro livello di esperienza, la situazione e le caratteristiche di personalità del bambino. La scelta del tipo di tecnica da utilizzare dovrebbe essere appropriata all’età del bambino e, dove possibile, rispecchiare i suoi interessi e le sue preferenze. 

La distrazione è particolarmente indicata per i bambini piccoli, più vivaci ed estroversi.
La respirazione ed il rilassamento sono consigliate per bambini che dimostrano capacità di concentrazione e di autocontrollo.
Infine, la visualizzazione e la tecnica dell’interruttore sono più appropriate per bambini più grandi e disciplinati.

In ogni caso occorre tenere presente che non si tratta di strategie passive per divertirlo, ma di metodi precisi per focalizzare la sua attenzione su uno stimolo alternativo, alterando di fatto la sua percezione sensoriale, fino a modificare il significato stesso che il bambino attribuisce all’intera situazione, dolore incluso.

Questo articolo è apparso originariamente sulla rivista “Psicologia Contemporanea” n° 240, a pp. 60-65, con il titolo “Bambini in ospedale: quando la fantasia sconfigge il dolore”.

Riferimenti bibliografici

HOFFMAN, H.G., CHAMBERS, G.T., MEYER, W.J. 3RD, ARCENEAUX, L.L., RUSSELL, W.J., SEIBEL, E.J., RICHARDS, T.L., SHARAR, S.R., PATTERSON, D.R. (2011) Virtual reality as an adjunctive non-pharmacologic analgesic for acute burn pain during medical procedures. Ann Behav Med. Apr; 41(2), 183-91. 

KUTTNER, L. (1991) Special Consideration for using Hypnosis with young children. In Wester, W. & O’Grady, D. (eds). Clinical Hypnosis for Children. Brunner/Mazel

ROBERTSON, J. (1973). “Bambini in ospedale”, Feltrinelli.